lunedì 7 gennaio 2008

Il primo inverno di Magdeline

Di Fabio Bertinetti

Due


.......Arrivò alla fermata e scese dalla metro seguendo il fiume di gente che si recava al lavoro. Appena in strada venne investita da un vento gelido che, come uno schiaffo, la scosse dal torpore della mattina. Aveva vissuto altri Dicembre la bella Magdeline ma questo era il suo primo inverno.

La macchina rossa percorreva ad alta velocità il tragitto che separava Santiago de Cuba da El Cobre. Bisognava affrettarsi per evitare di giungere oltre l’orario di chiusura. Junior guidava con perizia riuscendo a tenere alta la concentrazione, Marco era un po’ teso ed ogni volta che si incrociava un’altra vettura sulla stretta strada sterrata, si irrigidiva sul sedile tenendosi ben saldo alla maniglia sopra lo sportello. Come tutti gli Italiani lo fregava la presunzione di essere dannatamente bravo al volante, e il pensiero che un Cubano stesse guidando ad alta velocità su una strada da schifo gli provocava un po’ di paura e un po’ di invidia. L’aria era tesa dentro la vettura e nessuno condivideva le proprie preoccupazioni. Magdeline continuava ad incoraggiare Junior a premere l’accelleratore; era importantissimo che si arrivasse in tempo al santuario. Il guidatore era abbastanza impegnato con la strada da non avere altri pensieri, se non il fastidio di Maye che continuava ad urlare. Marco non capiva molto di quello che stesse succedendo, ed oltre alla guida sportiva di Junior, era l’inconsapevolezza a renderlo nervoso. La zia Luisa, infine ,era silente dall’uscita della chiesa e la sua era più un’espressione preoccupata che non emozionata. La mattinata era passata tranquilla e fino al momento in cui non si presentò alla Consultoria Juridica con il vestito da sposa, Magdeline non si sentiva per nulla emozionata. D’improvviso davanti al portone i mesi di tensione e le vicissitudini passate fecero sentire il loro peso portandola ad uno stato di agitazione che perdurò per tutta la cerimonia. Ancora pochi minuti e sarebbe finito tutto. Junior si era infilato tra i banchi di legno che vendevano i souvenirs della Virgen e il monastero era ormai apparso a pochi metri di distanza. Non si parcheggiò neppure. Le portiere dell’auto sembrarono esplodere e Magdeline fu la prima ad uscire, nonostante l’ingombro del velo, seguita dalla zia e da tutti gli altri. La scalinata di pietra bianca venne percorsa in un sorso, poi all’entrata la custode nicchiò alquanto data l’ora di chiusura che si avvicinava.
-“Dobbiamo solo consegnare questo alla Virgen” disse Magdeline mostrando il bouquet da sposa. Marco, che ormai aveva capito il meccanismo, allungo due dollari e tutto si risolse.
Arrivò in anticipo davanti al negozio. Era il suo primo giorno di lavoro e non avrebbe fatto tardi per nessun motivo. La tensione per l’evento le portò alla mente la corsa pazza e frenetica fatta a Cuba per portare il bouquet da sposa alla Virgen de la Caridad di El Cobre patrona dell’isola. Era poco più che una ragazzina quando fece il voto di tale dono se, un giorno si fosse sposata con uno straniero. Il desiderio si era avverato proprio quando tutto sembrava perduto e ora si trovava in una città grande e piena di opportunità per vivere dignitosamente. Al freddo però doveva ancora abituarsi....

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