venerdì 13 novembre 2009

INTERVISTA CON LA STORIA (2)

La fredda meccanica delle cose

di Fabio Bertinetti



Sono sconvolto! Sto tentando di capire il tempo in cui vivo ora, così talmente diverso dal mio. Ma non vi riesco molto. Ciò che più mi indigna, mi offende,è constatare come tutte le occasioni che avete avuto per cambiare il mondo in un luogo più giusto, siano,nella realtà dei fatti, miseramente fallite o parzialmente riuscite. Così, solo per quel tanto che era necessario affinché ci fosse progresso, le cose sono cambiate, mutate. Non è giustizia assoluta, non è il raggiungimento di un mondo reale e non è neanche la metà di ciò, ma solo piccole concessioni che prima o poi il potere avrebbe dovuto donare, offrire. Ciò che voi avete adesso, rapportato a ciò che potreste avere, non è che il congelamento della situazione esistente anche cinquecento anni fa. Ora, tutto questo mio pensare è dato unicamente dal fatto che, non capisco come mai in un periodo ove c’è un accesso enorme alla cultura e all’informazione, dove ognuno è in grado di scrivere di leggere, di informarsi e di pensare, ebbene tutto questo non avvenga, o meglio non avvenga come sarebbe auspicabile e possibile. Ciò che mi colpisce è che tra il contadino della valle padane del cinquecento o del bottegaio della Roma rinascimentale e voi, nel vostro tempo, non ci sia alcuna differenza. Tra loro e voi, non c’è quella che ci sarebbe dovuta essere in quanto coscienza e consapevolezza,nonostante abbiate chi ve lo dice, chi ve lo indica, chi ve lo urla…voi non lo seguite. Nonostante la conquista del libero arbitrio e delle libertà personali, non riuscite a gestire i mille sotterfugi che eludono la vostra capacità di giudizio. Grazie proprio a questi si riesce ad entrare nelle vostre teste, arrivare alle vostre coscienze annullando questo libero arbitrio, e convincendovi a pensare che tutto ciò che prima, era così prezioso..è ora scontato. Lotte, princìpi, valori diventano improvvisamente parte dormiente del patrimonio comune. Dormiente perché non sono così utilizzati e seguiti come dovrebbero essere. Patrimonio comune, perché si sa che avendoli raggiunti non è più necessario perseguirli. E forse neanche difenderli! Si raggiunge così l’ossimoro della “barbarie civile”, di una sorta di processo di imbarbarimento delle coscienze di civiltà ricche e decadenti. Di civilità simili a quelle, istruite e sofisticate, che sono implose il momento in cui hanno perso il pensiero collettivo, il senso della giustizia e la solidarietà sociale. Di civiltà che sono state portate sull’orlo del baratro da una fredda meccanica delle cose.



Raimondo Farese

Cavaliere delle Bande nere