di Raimondo Farese
Penso sia giusto avere il passato come punto di riferimento. Si sa, vengo dalla storia. Non so se sia altrettanto giusto considerare il passato come punto di arrivo, o meglio, di ritorno. Ho sempre più l’impressione che ci siano prove generali di medioevo. La politica sta tornando ad essere un privilegio di pochi, le organizzazioni sindacali sembrano essere delle comunità di eretici e la chiesa sta tentando il recupero delle posizioni perdute mediante una ferrea intransigenza dottrinale. Tutto degno della peggiore delle controriforme: in politca, nel diritto del lavoro, nella religione.
Roma è Trento. Benedetto XVI Ratzinger è Paolo IV Carafa. La guerra tra intransigenti e spirituali è di nuovo scoppiata. Ora però non si svolge a colpi di dottrina, ma di accuse per molestie sessuali o pedofilia. I risultati si avranno nel tempo, ma per ora le vittime sono sempre le stesse: gli ebrei e gli omossessuali. Sembra che la chiesa soffra nel non essere riuscita a liberarsi di tali “abominevoli esseri”. Sembra che la chiesa rimpianga il non esser riuscita a risolvere la “questione ebraica” né mediante le conversioni nè mediante gli “autodafè”.
Dopo aver appreso dai giornali quanto dichiarato da monsignor Babini, anche la storia dell’olocausto va considerata sotto una diversa chiave di lettura. Si sa che il vaticano difende ciò a cui tiene, e si sa parimenti che non ha difeso gli ebrei. In pieno ventunesimo secolo si parla ancora di “popolo colpevole di deicidio”, di giusta punizione all’ingordigia ebraica, le stesse accuse che consentirono la loro cacciata dalla Spagna nel 1492.
E allora prepariamoci ai roghi, alle guerre sante, ai baroni chiusi nei loro castelli, alle ius primaes noctis, ai latifondi e diciamo ai potenti che loro si preparino agli eventi che, ciclicamente, spazzano via i vari “medioevi” dell’anima: Le rivoluzioni, Francesi e non.